Mi è stato chiesto di parlare di te piccolo guerriero, e per giorni ho temporeggiato, non sapevo cosa scrivere, ho deciso di farlo ora, e ancora non riesco a scrivere nulla, e così mi sporgo dalla mia postazione nel divano, e vi trovo qui ai miei piedi entrambi, Rose è arrotolata come un riccio, mentre tu sei steso su un fianco. Sono poco più di due mesi, che ormai sei qui con noi, e io non credo potrei immaginare ad oggi una giornata senza la tua ingordigia, l’iperattività o la tua vocina stridula.
Sei il cane che io ho voluto, già perché era impensabile fino a poco tempo fa, per me, di far entrare un altro husky in casa mia, era stata molto dura con Rose, ma ora tutto sembrava facile, tanto che mi ero dimenticata quanta fatica avevamo fatto, e ora vedevo solo le cose positive di avere un cane, però mancava qualcosa, mi sentivo un po’ in disparte quando vedevo Patrick e Rose divertirsi assieme in alcune attività, mi mancava quell’affinità che loro creavano mentre facevano qualcosa di piacevole, ed ecco uno dei motivi per cui sei arrivato tu, Maui.
Ti ho “scelto”, e ti ho voluto, in maniera razionale a differenza di Rose, sapendo cosa andavo incontro, sapendo l’impegno che richiedeva averti con noi in casa, sapendo che ogni fatica andava raddoppiata, ma ti volevo, nemmeno ora quando combini uno dei tuoi soliti disastri, o quando mi fai innervosire, rimpiango la mia scelta. Quando mi chiedono di parlare di te, racconto la triste storia che ti accompagna, sei l’unico sopravvissuto di cinque fratelli, ma che è stato fatto tutto il possibile perché questo non accadesse, la tua mamma Eva stava bene, ma la sorte a volte è avversa, ed è andata così, e noi ci riteniamo fortunati di essere stati scelti come i tuoi proprietari.
Ti ho visto il giorno in cui sei nato, anche se vedere, non è la parola giusta, visto che eri un fagotto di pile e di urla, direi più che altro che ti ho sentito, Fortunato, è stato il primo nome con cui ti volevo soprannominare. Sembravi destinato a noi, gli unici a chiedere un maschietto, non sapevo se piangere o ridere in quel momento, nella mia testa frullavano non so quante cose, ma al momento tutto era secondario, la priorità era il tuo benessere e di Eva il resto poteva aspettare. Sono passati i giorni e ti vedevo crescere, e da Botolo, sei passato a Kraphen, a Bombolo, ognuno di noi ti chiamava a suo modo, ti vivevamo con la gioia di un piccolo sopravvissuto, e con un po’ di “angoscia” che non saresti stato il nostro Maui.
Non sapevamo che cosa avrebbero deciso Marta e Stefano, ti seguivamo tramite le loro foto, perché non me la sentivo di venirti a vedere e affezionarmi troppo a te perché a quanto pare tutti sapevano, che saresti finito a casa nostra, ma noi no, e ancora, pochi sapevano che noi avremmo rinunciato a te, se loro ti desideravano, senza ripensamenti. Passavano i giorni, e oramai avevamo accettato l’idea che avremmo dovuto attendere, l’amaro restava sempre, ma ora era ormai diventata una accettazione più serena, Botolo era nella famiglia giusta, e avremmo potuto comunque sempre vederlo, e stava bene, assieme ad Eva, questo era l’importante. Passavano ancora i giorni, e gli impegni, un mese frenetico e fitto di cose, alcune volte qualcuno ci appellava come i tuoi proprietari Maui, ma ancora non sapevamo nulla, e noi smentivamo, passavano ancora i giorni, tu crescevi, e noi avevamo ormai anche la forza di vederti crescere.
Eri bello, eri piccolo, tondo, bianco e nero, eri un peluche, ma più bello, più tondo, ero innamorata di te, il tempo passava, e tu ancora crescevi, ogni tanto parlavamo di te, e del tuo destino, loro volevano darti a noi, e noi volevamo loro fossero assolutamente certi. Era arrivato anche per noi il momento di sapere, che Botolo, sarebbe diventato Maui. Tu eri Maui, da un giorno all’altro, loro ti chiamavamo Maui, tu eri il nostro, e anche il loro Maui, saresti venuto a casa con noi, questo significava.
Ora dopo alcuni mesi, se mi chiedono cosa ho pensato quel periodo di questa storia, ho solo una nuvola grigia, ricordo solo le cose belle, ed è questo che voglio ricordarmi, voglio dimenticare, le lacrime di tutti noi, l’angoscia, la rabbia, voglio dimenticarmi la tristezza che accompagnava i giorni di tutti, perché assieme a Marta e Stefano, tutti noi con loro soffrivamo, perché oltre che un gruppo di persone con la stessa passione, abbiamo trovato degli amici, e la nostra “dog family”, voglio ricordarmi che da una triste storia è nato il nostro Maui, il nostro forte guerriero Maui, che porta il nome di un Dio, e che ogni giorno ci fa disperare e sorridere assieme alla sua ‘sorella’ Rose, e che assieme riempiono le nostre giornate, e ci fanno amare ogni giorno di più questa pazza e incredibile razza.
Jessica