Parte il conto alla rovescia, 60 secondi, il cuore parte a battere più forte, le cose da fare sono ancora tante… ci si porta sulla linea di partenza… 30 secondi, un nodo alla gola, non manca molto i cani cercano il contatto visivo in attesa del segnale… 15 secondi, mani strette al mezzo… 10 secondi ormai è troppo tardi per ritirarsi… i cani capiscono… è il momento inizia il conto alla rovescia vero e proprio 3… 2… 1… STOOOP!
Tutta questa agitazione per cosa? In fondo l’ho fatto centinaia di volte con la pioggia, con la neve e con il sole, 400km percorsi nella nostra prima stagione senza quasi battere ciglio ed ora siamo qui con le gambe che tremano… perché? C’è qualcosa di diverso, i cani sono gli stessi di cui mi fido, i mezzi sono gli stessi (come da tradizione i freni sono un optional ma tanto non serve frenare) però c’è lui a vegliare su di me… il cronometro.
Riguardo i cani, ripenso alla loro storia ed alla loro utilità, al motivo per cui ho scelto proprio loro. Vivere la natura sentendo l’aria fresca della notte, riuscire a staccare dalla quotidiana monotonia, collaborare con quello che rappresenta un capolavoro dell’ingegneria, costruiti alla perfezione, mente e corpo, per poter trasportare carichi leggeri su lunghe distanze. Proporzioni delle leve, inclinazione degli angoli, perfino la lunghezza della canna nasale fa sì che loro possano fare ciò che altri non potrebbero. L’armonia del movimento, l’ideale della libertà, il loro modo di elaborare dei pensieri seppur semplici sono ciò che mi ha fatto innamorare della razza. Tutto questo va a discapito di ciò che per altri rappresenta l’obiettivo, l’alta velocità, perché diciamocelo… “rubando” l’espressione a qualcuno, correre con un Siberian Husky è un po’ come correre con una macchina d’epoca.
Il momento di riflessione è passato, sono di nuovo con i piedi a terra, riprendiamo da dove ci siamo fermati… 3,2,1 GO! Partono, l’entusiasmo e la voglia di fare quello per cui sono nati si può vedere benissimo sui loro volti, corrono più veloci che possono ma so che il galoppo ci lascerà presto per lasciare il posto a quell’andatura che ti permette di vedere il mondo. Però siamo in gara e dobbiamo fare i conti con LUI, il tempo, nello stesso momento in cui si abbasserà la velocità toccherà a me entrare in azione, siamo una squadra e come tale nessuno è escluso dal tirarsi su le maniche.
Tagliamo la linea del traguardo con un tempo che ai più farà accapponare la pelle, ma… STOP! Fango, terra, acqua, errori e fatica condivisa, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo che non è la medaglia ma il condividere esperienze insieme… nessuno per i prossimi dieci minuti potrà distogliermi dall’abbracciare i cani.
“Nella nostra cultura ad orientamento individuale, molti di noi ora vivono distanti dallo scorrere naturale del tempo, conducendo le proprie vite in spazi interiori dove calibrano il passaggio del tempo con l’orologio o il cronometro.”
Fenton Johnson
Wild Race – Schilpario 10 Settembre 2017 Da Re Stefano